Viaggio Around Australia a cura di Valeria Raimondi

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10 Lug 2011

Giorno 1

Sabato 22 dicembre 2007 inizia la nostra avventura, mia e di mio marito Matteo.

Partiamo da Melbourne a bordo di un camper Toyota Land Cruiser Britz (ribattezzato da noi Gilda!!), direzione Adelaide.

Siamo carichi ed eccitati: finalmente, dopo un anno di (duro!) lavoro sono incominciate le tanto sospirate vacanze: un mese in camper attraverso il South Australia, Northern Territory e Western Australia. Tra una risata e l’altra, giungiamo a Bordertown, prima località al confine con il SA. Ci accampiamo e non vediamo l’ora di ripartire.

 

Giorno 2

Il viaggio prosegue verso nord, percorrendo la Princess Hwy. Ormai abbiamo confidenza con Gilda, e anche io mi cimento a guidare per la prima volta nella mia vita una quattro ruote motrici (ogni tanto metta la terza anziché la prima, ma questo è solo un dettaglio  ). In tarda serata arriviamo a Woomera: è un paese dimenticato da Dio, ma ha alle sue spalle una storia molto affascinante.

 

Giorno 3

 

 

 

 

 

Dedichiamo la mattinata alla visita di Woomera.

(http://en.wikipedia.org/wiki/Woomera,_South_Australia).

Il paesino è aperto al pubblico solo dal 1982, poiché per circa quaranta anni è stato la base di sperimentazione militare per un progetto congiunto tra Gran Bretagna e Australia. Rimaniamo senza fiato nel vedere in piazza non la statua di Garibaldi, bensì missili ed aerei utilizzati nella ricerca scientifica. Visitiamo il museo e veniamo a conoscenza anche dell’esistenza di un centro di detenzione per “immigrati clandestini” proprio in questo paese, fortunatamente chiuso nel 2002.

Sconvolti, ma nello stesso tempo affascinati dalla storia di Woomera, riprendiamo il viaggio. Attraversiamo enormi distese di sassi e di niente e iniziamo a vedere la terra rossa tipica australiana… siamo nell’outback.

Arriviamo a Coober Pedy, città dell’opale (http://en.wikipedia.org/wiki/Coober_Pedy).

Visitiamo il museo e assistiamo ad un’interessantissima dimostrazione sulla lavorazione di questa meravigliosa pietra. Ci improvvisiamo minatori per un po’, ma dell’opale, ahimè, nemmeno l’ombra. Non siamo per nulla fortunati; ci consoliamo, la sera, ad osservare, emozionandoci, un tramonto stupendo.

 

Giorno 4

Riprendiamo il viaggio verso nord. Lasciando Coober Pedy, per altri 20/30 Km si possono ammirare i mucchi di terra (alcuni radi, altri concentrati in un’unica zona) degli scavi dei minatori di opali. Il panorama è alquanto sorprendente. In questa zona di niente non puoi certo immaginare che lì sotto si celano tesori…

Per circa 400/500 Km il paesaggio e’ assolutamente identico, ma meraviglioso: terra rosso fuoco, dura come la pietra, e distese di mulga (http://en.wikipedia.org/wiki/Mulga).

La strada e’ una mensa a cielo aperto: resti di canguri, vacche, rettili. E aquile maestose, le wedge-tail eagles, dall’apertura alare di 2.5 metri banchettano un succulento pasto.

Lungo la strada ci imbattiamo nella comunità aborigena di Iwantja. Leggiamo che gli abitanti vendono manufatti e quadri; il negozio è chiuso, ma chi incontriamo ci accoglie con sorrisi e cordialità.

Rimontiamo su Gilda e arriviamo al Kings Canyon Resort. Il paesaggio circostante è completamente diverso da come ci si aspettava: zone allagate e vegetazione verdissima (non sembra per niente di essere nel deserto!). Veniamo poi a sapere che da poche settimane sono caduti circa 400 mm di pioggia: ecco perché ci troviamo di fronte una foresta rigogliosa! E’ Natale: festeggiamo con un bagno in piscina e una birra!

 

Giorno 5

Sveglia presto e passeggiata sul Kings Canyon (http://en.wikipedia.org/wiki/Kings_Canyon_%28Northern_Territory%29).

Il panorama da lassù è a dir poco incredibile. Rimaniamo stupiti della bellezza della natura, soprattutto quando raggiungiamo il Garden of Eden, un’oasi con una vegetazione fittissima e palme!

Un po’ affaticati, ma felici, ritorniamo al Resort per far controllare le ruote di Gilda. Il meccanico con Matteo parte per un giro di prova sulle note della mia voce che grida “Come back!”. Gilda è in gran forma (forse la migliore della sua vita), così riprendiamo il viaggio verso Yulara. Dalla strada rimaniamo senza fiato: ecco il mastodontico Uluru (http://en.wikipedia.org/wiki/Uluru) ed io, dalla lacrima facile (!!), per l’emozione piango.

Arriviamo all’Ayes Rock Resort, aggiorno il diario e aspettiamo il tramonto previsto per le 7.30.

Al tramonto Uluru è ancora più maestoso di quanto si possa pensare. C’e’ molta gente che aspetta ed io, sempre più vicina al monolite, mi commuovo ancora.

La sera, dopo cena, ci sediamo a guardare le stelle. Troppe emozioni in un solo giorno, ma il viaggio, in realtà, è appena iniziato.

 

Giorno 6

Ci svegliamo alle 5 per aspettare l’alba davanti al monolite. Lo spettacolo e’ incredibile, poi iniziamo il base walk di circa 10 Km intorno ad Uluru. C’e’ vento ma fa un gran caldo, noi però siamo entusiasti e non ci importa se sudiamo.

Intorno al monolite ci sono diversi luoghi sacri al popolo aborigeno, dove non e’ neppure permesso fare fotografie. Rispettiamo assolutamente questo divieto e non ce la sentiamo neppure di fotografarci con lo sfondo di Uluru: la bellezza e la sacralità del monolite sono tali che, secondo noi, non possono essere “rovinate”.

Visitiamo poi il Cultural Centre del Kata Tjuta National Park: conosciamo più da vicino la storia del popolo aborigeno e acquistiamo anche una tela dai tipici colori, il rosso, il nero e il giallo.

Torniamo all’accampamento e ci riposiamo, aspettando di nuovo il tramonto alle Olgas.

Kata Tjuta (http://en.wikipedia.org/wiki/Kata_Tjuta) sono imponenti: rocce 200 m più alte rispetto ad Uluru attorno ad un paesaggio bicolore, rosso della terra e verde della vegetazione circostante. Per domani ci aspettano due percorsi a piedi.

 

Giorno 7

Alle Olgas due sono i sentieri da percorrere. Ci avventuriamo verso il circuito più lungo (circa 8 Km), quello che conduce alla Valle dei Venti, di cui, ahimè, per il troppo caldo, e’ aperto solo il primo tratto. Il panorama e’ meraviglioso e le rocce, quasi quasi, per la maestosità, inquietano. Il secondo sentiero, invece, si inoltra nelle bellissima Olga Gorge, dove alcuni tipi di piante crescono solamente qui.

Dopo aver preso fiato, montiamo di nuovo su Gilda, direzione Perth.

Percorriamo circa 300 Km di strada sterrata attraverso il Great Victoria Desert. E’ un’esperienza fantastica dell’outback, un paesaggio di sabbia rossa, spinifex (http://en.wikipedia.org/wiki/Triodia_%28plant_genus%29), mulga e acacie. Siamo in terra aborigena e per transitare abbiamo chiesto ed ottenuto i relativi permessi.

Ormai non manca molto alla nostra prossima sosta, Warakurna, tant’e’ vero che troviamo un cartello in cui si avvisa di fare legna per la notte. Ci fermiamo e raccogliamo tronchi e rami talmente secchi che anch’io riesco a spezzare con facilità.

Arriviamo a Warakurna (http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Central_Road), riserva aborigena. Ci accoglie un tipo assai buffo (assomiglia a Flanders dei Simpson!!!), proprietario della Roadhouse, che ci sconta anche la piazzola per Gilda, poiché, dice, non ha ancora pulito i bagni degli uomini! Non siamo gli unici due turisti, ci sono altri Britz intorno.

L’aria e’ calda, ma e’ molto piacevole aggiornare il diario comodamente seduti all’ombra. Avrei voglia di una birra fresca, ma purtroppo ( o per fortuna) in queste terre aborigene sono vietati vendita e consumo di alcoolici.

La sera cuciniamo wurstel, patate e mele caramellate direttamente sulla brace. E’ molto divertente infilzare il cibo su un ramo e aspettare, pazientemente, la cottura.

 

Giorno 8

Prima di riprendere il viaggio, facciamo sosta a Giles che dista pochissimi Km da Warakurna. Qui a Giles c’e’ una stazione meteorologica (http://www.bom.gov.au/weather/sa/giles/history.shtml) e assistiamo al lancio del pallone aerostatico (in tutto il mondo vengono lanciati quasi alla stessa ora!). Il metereologo spiega che è un periodo fortunato: è caduta pioggia per circa 95 mm ed è per questo che la terra rossa è quasi completamente ricoperta da arbusti e mulga.

Nel pomeriggio facciamo una breve sosta in un’area parcheggio: qualcuno (probabilmente aborigeni) ha appena finito di cucinare e mangiare un tacchino del Bush; ci sono piume e ossa dappertutto e la brace e’ ancora calda!

Arriviamo a Warbarton (http://en.wikipedia.org/wiki/Warburton%2C_Western_Australia).

Abbiamo già fatto molta strada e ci restano ancora molti giorni di vacanza, per cui decidiamo di fermarci. Il “campeggio” è un luogo dimenticato non solo da Dio, ma da chiunque (vi risparmio la descrizione della cucina e dei bagni, ma potete immaginare!). Siamo in mezzo al niente. Non c’e’ molto sole ma la temperatura si aggira sui trenta gradi abbondanti. Gli Aborigeni di questa comunità sono molto cordiali, e tutti ci salutano.

Prima di cena conosciamo un autista di road train proveniente da Alice Springs. Ci meravigliamo perché sul secondo semi –trailer ha dato un passaggio (chissà da dove!) ad un aborigeno. L’autista non ha soldi per cui baratta vitto e alloggio con la proprietaria della roadhouse in cambio di “taglio d’erba” del campeggio! Ci spiega, inoltre, che è diretto a Kalgoorlie e che avrebbe voluto proseguire, ma il road train ha subito un guasto. Lo deve riparare, ma, ci dice, ci penserai domani.

Siamo sereni, e stasera braciole alla griglia!

 

Giorno 9

Il viaggio riprende. Vogliamo arrivare a Laverton (un tempo città dell’oro), dove termina la strada sterrata e inizia quella asfaltata. Durante il tragitto ci fermiamo alla Tjukayirla Roadhouse.

Il posto e’ accogliente ed e’ base d’atterraggio del Royal Flying Doctor Service. La signora della roadhouse è cordiale e ci prepara un ottimo “hamburger with the lot”. Parlando con lei, però, capiamo che è alquanto razzista nei confronti del popolo aborigeno. Ci dice che fortunatamente le due comunità distano parecchi Km da lì e ci avverte di stare attenti, poiché sulla strada potremmo incontrare qualcuno, che con il pretesto di fermarci, pretenderebbe dei soldi. La ringraziamo dei consigli e acquistiamo anche un bavaglino azzurro per il piccolo Battiston in arrivo!

Sulla strada, in realtà, non troviamo nessuno, se non emù che si rinfrescano in una pozza d’acqua.

Deviamo verso la comunità aborigena di Cosmo. Due anziani aborigeni (la donna ha la barba più folta di Matteo!) ci fermano per chiedere se abbiamo per caso visto una Toyota di loro congiunti in viaggio verso Cosmo. Rispondiamo di sì e che sono indietro circa 30 Km. Ci ringraziano e decidono di andare loro incontro.

Riprendiamo il viaggio. Alla giuda di Gilda, sentendomi Schumacher, arriviamo nei pressi di Laverton (http://en.wikipedia.org/wiki/Laverton%2C_Western_Australia). Una pattuglia della polizia ci ferma per un controllo di routine. La poliziotta ci chiede da dove veniamo e dove siamo diretti e ci suggerisce da lì di proseguire verso sud perché, dice, il paesaggio è splendido. Si stupiscono che siamo italiani, forse perché mai visti da queste parti, e perché riconoscono in Matteo un accento olandese (!).

Dopo cena andiamo a bere una birra nell’unico pub locale. In tutto siamo in dieci (compresi me e Matteo) e all’interno regna un’atmosfera di noia generale. In effetti non c’e’ nulla da fare da queste parti e per le strade non c’e’ nessuno.

 

Giorno 10

Da Laverton riprendiamo il viaggio verso Mt Magnet. Lungo la strada ci fermiamo ad Agnew, un centro nato all’epoca delle miniere d’oro ed ora praticamente deserto. Stiamo percorrendo il Golden Outback, così chiamato per le numerose miniere d’oro che un tempo hanno dato vita a tutta questa zona. Il paesaggio non offre luoghi di particolare interesse, ogni tanto è interrotto da qualche bacino aurifero tuttora attivo.

Arriviamo a Mt Magnet (http://en.wikipedia.org/wiki/Mt_Magnet ), sostiamo e decidiamo cosa cucinare per il cenone di capodanno.

Menù – Entrée: Pure Blonde (!) – Main: wurstel alla griglia e patate bollite (!!)– Dessert: biscotti “Marie” di Arnotts (!!). Brindiamo prima di mezzanotte: alle 10.30 siamo già a letto. Buon Anno a tutti!

 

Giorno 11

E’ il primo giorno dell’anno. Oggi vogliamo arrivare all’Oceano Indiano. Lungo la strada facciamo tappa a Cue: nella città non c’e’ praticamente anima viva, ma troviamo un’insegna che porta a Big Bell. Questa cittadina, sorta nel 1936 e viva per circa 20 anni, era stata costruita nei pressi di una miniera d’oro. Gli abitanti erano circa 850, c’erano tre chiese, due scuole e giardini di piante ornamentali pazientemente curati. Di questa città ora rimangono solo il vecchio albergo fatiscente e un mucchio di macerie. L’atmosfera è desolante, se si pensa che Big Bell sia stata abitata fino al 1955!

Proseguiamo il viaggio e percorriamo altri 70 Km di strada sterrata per raggiungere il Walganna Rock, un altro grande monolite con alcuni dipinti aborigeni (nella lingua dei Warragi, walga significa dipinto d’ocra).

Rimontiamo su Gilda e facciamo una breve sosta al Dalgaranga Meteorite Crater (http://en.wikipedia.org/wiki/Dalgaranga_crater ). Il cratere è di circa 25 m di diametro (il più piccolo d’Australia) e il meteorite (di cui raccogliamo anche dei frammenti!) ha circa 3000 anni.

Fa molto caldo, ci sono più di 40 gradi, ma siamo ben disposti ad arrivare all’Oceano Indiano. Giungiamo così a Geralton, sulla costa e proseguiamo fino a Coronation Beach. Il campeggio e’ proprio sulla spiaggia, non ci sono attrezzature, se non un barbecue e due toilets dotate solo di wc. La doccia non c’e’: si invitano i campeggiatori a portarsi l’acqua! Il tramonto però è meraviglioso e verso le 10 inizia anche a piovere!

 

Giorno 12

Montiamo di nuovo su Gilda. Vogliamo esplorare un po’ il paesaggio intorno e raggiungere Kalbarri, dove c’e’ anche un parco nazionale. Sulla strada però ci fermiamo a Port Gregory, dove facciamo un bagno rilassante e mangiamo un hamburger with the lot. Percorriamo un altro tratto di strada e ci infiliamo in un sentiero che porta alla Eagle Gorge. La vista panoramica è spettacolare: onde altissime che si infrangono su rocce altrettanto altissime. Un’insegna ci indica l’accesso alla spiaggia dove non c’e’ anima viva… decidiamo così di fare il bagno nudi (opsss!). Le onde sono violente e ci divertiamo un mondo!

A Kalbarri (http://en.wikipedia.org/wiki/Kalbarri) il campeggio e’ affollatissimo (sembra di essere a Jesolo!!!) e quasi quasi abbiamo nostalgia dell’outback! Ma stasera si mangia fuori!!!

 

Giorno 13

Lasciamo Kalbarri per giungere a circa 150 Km a nord di Perth: vogliamo arrivare infatti per il tramonto al Pinnacles Desert.

Durante il tragitto facciamo una deviazione che porta alla Hutt River Principality (http://en.wikipedia.org/wiki/Hutt_River_Province). Purtroppo Sua Maestà, Principe Leonardo, non è in casa, per cui facciamo solo qualche foto e ce ne andiamo un po’ scoraggiati (avremmo voluto intervistarlo!).

Lo spettacolo del Pinnacles Desert (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Pinnacles_Desert ) e’ a dir poco incredibile.

Questi crostoni di roccia si sono formati grazie ad un’erosione combinata di acqua, vento e piante. Arriviamo al campeggio di Cervantes che è già tardi: siamo soddisfatti, ma affamati!

 

Giorno 14

Da Cervantes (http://en.wikipedia.org/wiki/Cervantes%2C_Western_Australia ) ci dirigiamo verso il lago Thetis, uno dei pochi siti al mondo di stromatoliti viventi (formazione di alghe ciano batteriche che metabolizzano l’anidride carbonica dell’aria rilasciando ossigeno – grazie Matteo per le accurate informazioni!!!!).

Riprendiamo il viaggio e arriviamo nei pressi di Perth. Non ci interessa visitare la città, per cui proseguiamo oltre, notando come la periferia sia alquanto in espansione: moltissimi centri residenziali, infatti, stanno sorgendo ai piedi della città.

Arriviamo a Dunsborough (http://en.wikipedia.org/wiki/Dunsborough) e decidiamo di fermarci per tre giorni. Il campeggio è molto ombreggiato e lasciamo Gilda nei pressi di un laghetto di anatre, oche e ibis. Cerchiamo disperatamente un posto in cui mangiare, ma è venerdì sera, è tutto pieno e gli abitanti di Perth sono soliti venire da queste parti per rilassarsi un po’. Tira un vento freddo… stanotte dormiremo freschi.

 

 

 

 

Giorno 15

Ci rechiamo all’ufficio informazioni di Dunsborough per conoscere le attrazioni del luogo. Vorremmo fare un’immersione subacquea, ma purtroppo è consentito solo ha chi ha il brevetto.

Raggiungiamo così Cape Naturaliste (http://en.wikipedia.org/wiki/Cape_Naturaliste); ci sono diversi sentieri da percorrere, sono piacevoli passeggiate, ma siamo molto pigri stamani, per cui decidiamo di stare in spiaggia. Sostiamo in una caletta dove non c’e’ nessuno. Capiamo subito il perché: appena scendiamo da Gilda nugoli di mosche ci assalgono! Troviamo poi un’altra baia: Eagle Bay. Sembra che questa sia una “no fly zone” (!). Il posto è splendido e dopo esserci tuffati nell’oceano, collassiamo al sole.

Sulla strada di ritorno al campeggio sostiamo in un’oliveria ed acquistiamo dell’olio buonissimo. Chiediamo alla signora di suggerirci qualche cantina pregiata tra le cento presenti nella zona di Margaret River. Seguendo il suo consiglio visitiamo la Wills Winery. Il vino è davvero ottimo, ma un po’ costoso. Decidiamo poi di cenare fuori.

 

Giorno 16

Stamani c’e’ un sole meraviglioso, ma prima di andare in spiaggia facciamo una passeggiata a cavallo. Dopo 30 minuti di lezione preliminare, io monto su Benji, una cavalla marrone chiaro pezzata di bianco, e Matteo su Jack, marrone scuro e davvero minaccioso! Inizia la nostra ora e mezza di passeggiata nel bosco. Benji sin da subito si rivela assai pigra ed affamata: per trottare devo non solo spingere molto forti i talloni contro il suo stomaco, ma anche darle forti sberle sulla schiena! Jack invece è un po’ irrequieto e Matteo deve tirare più volte le redini per farlo star fermo!

Quando terminiamo sono già le 12.30 per cui ci fermiamo per pranzo a Margaret River. E’ una cittadina turistica, con molti caffè e ristoranti, ma assai piacevole (http://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_River%2C_Western_Australia).

Sulla strada di ritorno scopriamo una spiaggia meravigliosa. Le onde sono però altissime e non ce la sentiamo di fare un vero e proprio bagno… Mentre corro verso la riva e l’onda mi insegue, i miei occhiali da sole Guess da 155 $ cadono in acqua (sob sob!!!). Inutili le ricerche. Sono sconsolata, ma Matteo (santo uomo!) mi promette che domani ne compreremo un altro paio. Torniamo al campeggio. Il vento e’ fresco e noi siamo molto rilassati.

 

Giorno 17

Lasciamo Dunsborough e rimontiamo su Gilda (dopo aver acquistato un paio di occhiali da sole nuovi!!!). Siamo diretti a Denmark. Lungo la strada facciamo una sosta al Warren National Park, dove si trova il Bicentennial Tree (http://www.australiassouthwest.com/en/Natural+Wonders/Warren+National+Park.htm). Su questo enorme albero sono stati montati dei pioli per raggiungere la cima (circa 75 m). Io soffrendo di vertigini non mi arrischio a salire, ma Matteo, temerario, si cimenta e poco dopo mi saluta da lassu’. Io perdo dieci anni della mia vita aspettando che scenda! Ma ascoltando i suoi racconti sul panorama visto dall’altro, sono anche un po’ sconsolata per non aver avuto il coraggio di mettermi in gioco. Sostiamo poi alla Valley of the Giants (http://www.naturebase.net/content/view/355/96 ). Qui una struttura di circa 40 m permette di stare alla stessa altezza degli immensi karri tipici di questa zona (http://en.wikipedia.org/wiki/Karri ). Anche in questo caso Matteo mi lascia alla biglietteria e percorre il sentiero da solo. E’ sera quando giungiamo a Denmark (http://en.wikipedia.org/wiki/Denmark%2C_Western_Australia ). Il paesaggio è a dir poco idilliaco.

 

Giorno 18

Esploriamo un po’ la zona per trovare spiagge semi deserte. Prima pero’ facciamo tappa al museo di rettili e uccelli. Raggiungiamo poi Conspicuous Bay. La spiaggia è bianchissima (altroché Sardegna!) e l’acqua trasparentissima. Non c’e’ molto sole, ma fa caldo abbastanza da permetterci un paio di bagni. Sulla strada di ritorno al campeggio, ci dirigiamo verso una cheese farm, dove assaggiamo ed acquistiamo del buonissimo formaggio. Visitiamo poi altre due splendide baie: Green Pools ed Elephant Rocks (http://www.denmarkwa.asn.au/beaches.htm). Oggi ce la siamo proprio goduta, e anche il colore della nostra pelle inizia a essere più scuro!

 

Giorno 19

Il viaggio prosegue e giungiamo ad Esperance (http://en.wikipedia.org/wiki/Esperance%2C_Western_Australia). Per la sera abbiamo appuntamento con la nostra amica Micaela che da Perth ha trovato un passaggio da due ragazzi inglesi diretti anche loro qui. E’ pomeriggio quando arriviamo ad Esperance e facciamo subito tappa all’ufficio informazioni. Qui vicino c’e’ un bellissimo parco nazionale con diverse baie protette dove si può fare anche il bagno. Ma l’esplorazione delle zona inizierà domani.

Incontriamo nel frattempo Micaela e i due ragazzi inglesi. Ci spiegano che sono ingegneri minerari nei dintorni di Perth e ci consigliano di andare a Kalgoorlie, sito della miniera d’oro a cielo aperto più grande del mondo. Ceniamo tutti insieme e sentiamo gli appassionati racconti di questi due ragazzi relativi al loro insolito lavoro. Torniamo al campeggio e, tra una chiacchiera e l’altra, beviamo anche della birra fresca!

 

Giorno 20

Micaela decide di stare qualche giorno con noi: verrà anche lei a Kalgoorlie.

Oggi però arriviamo al Cape Le Grand National Park (http://en.wikipedia.org/wiki/Cape_Le_Grand_National_Park) e raggiungiamo Lucky Bay, dove ci accampiamo. La baia ha sabbia bianca finissima e l’acqua e’ a dir poco strepitosa. Tra un bagno e l’altro arriva sera. Cuciniamo pasta e rimaniamo a guardare le stelle.

 

Giorno 21

Prima di partire per Kalgoorlie, raggiungiamo una spiaggia deserta, Rossiter Bay, e Gilda sulla sabbia se la cava benissimo.

Arriviamo a Kalgoorlie (http://en.wikipedia.org/wiki/Kalgoorlie%2C_Western_Australia ) che e’ tardo pomeriggio e decidiamo di andare a cena fuori in taxi. Il taxista è un personaggio assurdo: è sorpreso perché gli diciamo che staremo solo due giorni a Kalgoorlie e secondo lui non sono sufficienti, poiche’ la citta’ è migliore di Melbourne!

Il town centre è un posto d’altri tempi: ci sono edifici risalenti al 1905 ancora in perfetto stato. Entriamo in un pub (l’Exchange Hotel) a dir poco singolare. C’e’ una piccola band rock da Perth che suona dal vivo, personaggi bizzarri semi ubriachi, minatori ancora vestiti da lavoro e cameriere, le skimpies, che servono i clienti in topless (http://www.theage.com.au/articles/2004/05/28/1085641702430.html) !!!!

La band è forte e anche io e Matteo, trascinati dalla musica, iniziamo a ballare. Facciamo conoscenza con un gruppo di ragazzi di Esperance: ci spiegano che sono venuti fin qui per festeggiare l’addio al celibato di uno di loro. Ce lo indicano: è completamente ubriaco e vestito da donna! Torniamo in campeggio che sono le 2. E domani visiteremo la Super Pit.

 

Giorno 22

Di buon mattino partiamo alla visita di Kalgoorlie. La prima tappa è il Museum of the Goldfields che offre una bella esposizione di strumentazione usata nelle miniere agli inizi del ‘900 e il cui ingresso è segnato da un castelletto alto 31 m da cui si gode di una bella panoramica della città. Intorno alle 12.30 ci dirigiamo verso il look out della Super Pit, una delle più grandi miniere d’oro al mondo (http://en.wikipedia.org/wiki/Super_Pit_gold_mine). Il lookout è chiuso perché alle 13, ogni giorno, viene fatta scoppiare una mina. Assistiamo al boom: la terra trema e all’orizzonte si vede parecchio fumo. Poi una volta raggiunto il lookout rimaniamo allibiti alla vista della miniera profonda 360 m e lunga 3.5 Km.

Alle 2.30 partecipiamo alla visita di un’altra miniera, la Hall of Fame. Con un montacarichi scendiamo nelle viscere della terra e compiamo un giro nelle gallerie della miniera accompagnati da un ex minatore ed assistiamo alla “colata d’oro”. Siamo eccitati, ma nello stesso tempo riflettiamo su quanto sia stata dura la vita dei minatori 40/50 anni fa.

La giornata non è ancora finita e decidiamo di fare un’esperienza alquanto insolita: visitare un bordello! Kalgoorlie e’ rinomata per averne diversi in citta’ che sono anche abbastanza frequentati. In effetti, la popolazione è composta da 29 mila uomini e 6 mila donne! Il giro tra le stanze del bordello e’ affascinante ed educativo!!!!!! Torniamo alla base che sono già le 7.30. Avremmo voglia di uscire, ma siamo molto stanchi.

 

Giorno 23

Lasciamo Micaela alla stazione di Kalgoorlie; lei torna a Perth dove ripartirà per Melbourne il 20. Io e Matteo invece proseguiamo il nostro viaggio. Attraversando la strada dritta più lunga d’Australia (146.6 Km senza nemmeno una curva!!!!!), arriviamo a Cocklebiddy (http://en.wikipedia.org/wiki/Cocklebiddy) dove non c’e’ null’altro che una roadhouse proprio adatta a noi!

 

Giorno 24

Da Cocklebiddy ci dirigiamo all’Eyre Bird Observatory (http://www.eyrebirds.org/observatories/index.htm ) percorrendo circa 50 Km di strada sterrata e sabbiosa. Riduciamo la pressione delle gomme di Gilda e arriviamo in un baleno! John e Beverly ci accolgono in modo molto amichevole con una tazza di te fumante e della fruit cake. Sono i due volontari dell’Osservatorio da sei mesi (originari di Sydney). Ci indicano alcuni sentieri da percorrere a piedi che raggiungono la spiaggia. Dopo una passeggiata sul lungo mare, decidiamo di fermarci qui per la notte. John ci spiega quali sono le loro mansioni all’Osservatorio, pranziamo, rileviamo temperatura e direzione del vento e poi tutti e quattro partiamo per una vera eye bird watching. Ci stupiamo di quanto la coppia ami gli uccelli e anche noi ci diamo da fare per contarne diverse specie. E’ sera, e Matteo cucina pizza per tutti!

 

 

Giorno 25

Salutiamo John e Bev che ci indicano un percorso alternativo per raggiungere Madura. Il tragitto è un track in mezzo al niente e Matteo se la gode proprio alla guida di Gilda! Attraversando il Nullabor (http://en.wikipedia.org/wiki/Nullabor) arriviamo al Nullabor Caravan Park che e’ sera. E mentre scrivo, un dingo, curioso, mi passa accanto.

 

Giorno 26

Percorrendo tutto il Nullabor arriviamo a Nundroo. Esploriamo un po’ la costa e facendo una deviazione raggiungiamo Scotts Bay. La spiaggia è lunghissima, perciò riprendiamo Gilda e ci avventuriamo sulla sabbia. Dopo pochi Km rimaniamo insabbiati, ma sgonfiate le gomme, ce la caviamo egregiamente. Arriviamo così a Streaky Bay (http://en.wikipedia.org/wiki/Streaky_Bay). C’e’ solo un caravan park ed è proprio sul mare. Dopo una giornata al volante un bel bagno è quello che ci vuole! L’acqua è molto calma, caldissima ed oleosa… rimpiangiamo i cavalloni di una settimana fa!!

 

Giorno 27

Dopo aver fatto la “doccia” a Gilda che era in uno stato pietoso, arriviamo a Port Augusta e da lì proseguiamo per Port Wakefield, dove ci accampiamo.

 

Giorno 28

Arrivati a Bordertown decidiamo di percorrere una strada alternativa alla Hwy. Inizia a piovere e nei pressi di Ballarat ci sorprende un nubifragio: visibilita’ 200m. vorremmo dormire un’ultima notte su Gilda, ma la pioggia non ha intenzione di fermarsi, per cui, un po’ tristi, proseguiamo per Melbourne. Arriviamo a casa alle 20.40.

E’ la fine del nostro viaggio.

 

Totale Km percorsi: 11351

Totale Litri di diesel consumati: 1461.09

Totale soldi spesi: … non ve lo diciamo!!!

 

Prima di chiudere questo diario vorrei ringraziare

  • tutti gli Australiani per l’attenzione e la cura dimostrate nei confronti dei loro turisti:
  • Ai miei datori di lavoro (senza di loro non avrei nemmeno avuto le ferie!)
  •  E infine, mio marito Matteo: splendido compagno di viaggio e di vita.

 

 

 

 

 

 

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