Birmania a cura di Maria Grazia Conti

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28 Ago 2011

Ogni anno un viaggio, ogni anno un’emozione e un ricordo in più…

 

Birmania

 

 

 

 

Myanmar ex Birmania, ottobre del 2005.

Sentii parlare della Birmania per la prima volta nel ’98, durante il viaggio in
Cina.  Il nostro accompagnatore era un noto archeologo molto conosciuto che scriveva
anche sulla rivista ” Viaggi” allegato di Repubblica, persona molto
autorevole e conoscitrice dell’Oriente soprattutto della Cina e della Birmania
e proprio di quest’ultimo paese ne parlò con molta enfasi, elencando le
migliaia di cose da vedere ed elogiando soprattutto il sorriso delle donne.
Rimasi affascinata da come ne parlò e un po’ di tempo dopo, lessi su” Viaggi”.
un suo racconto proprio sulla Birmania, articolo che, ancora custodisco… anzi
devo dire che ho fatto una cartellina divisa per continenti e in ogni
cartellina, ci sono articoli o recensioni di posti che vorrei visitare o che nel
frattempo ho già visto.
Nel 2000 ritagliai l’articolo sulla  Birmania. Questi articoli li porto
anche con me nei viaggi, non solo quelli a lungo raggio ma anche su città
italiane o capitali europee… insomma sono una “malata” di viaggi!
Arrivati in Birmania, ci accorgiamo subito del clima che si respira,
apparentemente perfetto e invece tutt’altro.  Sappiamo tutti della dittatura e
della prigionia, del premio nobel Aung San Suu Kyi, in albergo ogni volta che si
entra dobbiamo far passare i nostri bagagli al metal detector e poi anche durante
il viaggio, scopriremo che i gruppi sono sempre seguiti.
Iniziamo dalla capitale Rangoon oggi Yangon, (sappiamo tutti che la dittatura
ha riportato i vecchi nomi) abbiamo una guida molto simpatica: è una donna e
si chiama Tam Tam. Ho subito modo di appurare che quello che mi avevano detto
è vero:  Il sorriso delle donne birmane è meraviglioso così come  anche il loro
modo di vestire, hanno sempre una gonna lunga che portano annodata in vita,
come da noi si porta il pareo.

Birmania

 

Anche gli uomini portano una specie di gonna è chiamata ” loungi”,  una

gonnellina corta fatta passare sotto le gambe, a me è sembrata una sorta di
pannolone per bambini un po’ cresciuti!
Iniziamo a girare la città, visitiamo i primi templi,  in Birmania a
differenza degli altri paesi, dove nei templi si può entrare con i calzini, è consentito camminare a  piedi nudi e devo dire che i pavimenti sono talmente puliti, poiché le donne passano continuamente con gli scopettoni a lucidare che non ci ritroviamo nulla sotto i piedi.
Facciamo, si fa’ per  dire, una mangiata di statue di Buddha: il dormiente, quello
che prega e cosi via’!
Proseguiamo  verso  il lago Inle, che spettacolo! Dormiamo in dei lodge proprio sul
lago e la mattina seguente  prendiamo le barche per l’escursione al mercato galleggiante.
(sul lago Inle ci sono degli isolotti galleggianti creati apposta
dagli abitanti per far si che possano fare il mercato o altro.)La
particolarità di questo lago sono i pescatorI: stanno in piedi sulla barca e
remano con il remo appoggiato ad una gamba e con le tracce tengono una grande
cesta che, buttano nel lago, che fa’ da rete! sarà faticoso ma noi
apprezziamo molto …non smetto più di fotografare!
Nel nostro percorso incontriamo molti monaci e anche monache, le donne, a
differenza degli uomini che sono vestiti di rosso, indossano una tunica rosa…
Anche loro sono rasate a zero… sono molto belle! A Mandalay assistiamo la
mattina presto alla questua dei monaci, ci mettiamo di lato sul marciapiede,
anche noi con del riso che abbiamo comprato e ad ogni monaco che passa ne
mettiamo un po’ nel suo cesto… è una cerimonia che fanno regolarmente tutte
le mattine e in tutti i paesi buddisti, mi è capitato di nuovo anche in Laos!
Dopo la questua i monaci vengono accolti nel monastero da un paio di
famiglie, i cui figli sono monaci, e cosi offrono riso a tutti i monaci.
Durante il nostro viaggio, fatto come il solito, anche di solidarietà… quaderni,
vestiario ect, che lasciamo nei villaggi dove la popolazione è più povera, ma
non per questo meno fiera, abbiamo l’occasione di vedere le donne “giraffa” sono
donne che hanno il collo allungato grazie, per modo di dire, ai molti anelli
che hanno sul collo… che pena … vidi anni fa’ un servizio in tv ma vederle
dal vivo è un’altra cosa!
Per farsi fotografare chiedono soldi e ne vale la pena!
In Birmania le distanze durante i viaggi sono tutte in aereo… le strade sono
come se non esistessero, ci vorrebbe  una giornata,  forse anche di più ,  per  andare
da una parte all’altra!
Arriviamo finalmente al clou del viaggio le mille o forse più pagode di
Bagan,dall’alto di una pagoda vediamo questa spianata di pagode dorate sia al
tramonto con il sole rosso fuoco che le illumina tutte e all’alba, il sole
già forte che le illuminava tutte!!!
Che spettacolo!
Dimenticavo un particolare curioso ma bellissimo ..le donne usano coprirsi il
viso con una pasta bianca chiamata Tanaka, con la quale si fanno anche dei disegni e
naturalmente ho voluto provare anche io,  una donna a Bagan mentre
curiosavo tra le sue ceste, mi ha decorato il viso.
Un’altra particolarità sono le pietre preziose e in particolare il rubino,
meno male che in Birmania, oggi non so’, non si usava la carta di credito cosi
mi sono salvata una pazzia da 1000 dollari l’avrei sicuramente fatta:
Bellissimo viaggio, bellissimo paese da ritornarci sicuramente e sperando di
non trovarlo più sotto dittatura, quando qualche anno dopo credo nel 200.
arrivò la notizia della rivolta dei monaci, ripensai spesso ai monaci della
questua mattutina, chissa’ se nella lotta ci saranno stati anche loro.
Un viaggio oltre tempo… dove gli uomini portano la gonna, dove le donne si
dipingono il viso, dove pero’ manca la libertà…la libertà di
esprimersi, la libertà di poter dire oggi non vado più a lavorare!

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